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lunedì 20 settembre 2010

L'antica bici andava portata in salvo


C'è chi da ubriaco si butta sotto un treno, chi butta gli altri sotto un treno, chi dorme, chi vomita, chi balla...ma c'è anche chi, dopo 12 litri di birra e 1,5 litri di Amaro Montenegro bevuti in compagnia di 8 amici decide di pedalare 120 km in solitaria per arrivare a casa. Il problema è che all'inizio sembra una passeggiata mentre, in verità, non lo è affatto! Inoltre l'ubriaco è anche appesantito dai 40 km fatti in mattinata e da una grigliata che è durata dalle 14 alle 17, e questo non aiuta a pedalare in scioltezza.
Fattostà che, salutati i suoi compagni di abbuffate, il nostro eroe inforca il destriero e si mette a macinare chilometri sulla SP35. L'inizio è facile, tutto piatto, ma la strada non è piacevole per via del grande traffico, nonostante sia domenica pomeriggio. Forunatamente, man mano che scende la sera, le auto si fanno più rade e solo il buio accompagna le gambe che spingono un bel 50/17.

Da Ronco Scrivia la strada comincia a salire dolcemente, e solo dopo Busalla bisogna fare l'ultimo chilomentro sui pedali, per arrivare in fine al Passo dei Giovi.
Sono le 21, il baretto del passo sta chiudendo. Meglio coprirsi e affrontare la discesa per arrivare a casa al più presto. Mancano solo 23 chilometri, ma sono i più duri: con lo scatto fisso la discesa è una sofferenza, e una volta arrivato in piano ormai hai le gambe di burro. Diventa necessaria una sosta di mezz'ora con i vecchi al bar per mangiare un gelato e 4 bustine di zucchero, poi si entra a Genova e, di nuovo sui pedali, il nostro eroe porta la pellaccia e il vecchio ferro in salvo, sotto all'accogliente tetto di casa.

Sono le 22.45!

2 commenti:

  1. Scusami..ma pedalare 120 chilometri da ubriaco è una cosa ma da ubriaco fisso?!?! azz..niente casco immagino..

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  2. Nono, il casco lo porto sempre. E poi intendiamoci, ubriaco per modo di dire!

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