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martedì 12 aprile 2016

Ho votato SI al referendum del 17 Aprile, e dovreste farlo anche voi

Hi all, I am sorry for the English speaking readers, but this is an Italian matter regarding a referendum that will take place on Sunday 17th of April, so I will write in Italian.

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Mancano pochi giorni al "referendum sulle trivelle". Come tutti (spero) sanno, il referendum in effetti non riguarda le trivelle, non riguarda il petrolio, e riguarda solo in minima parte l'inquinamento. C'e' stata molta disinformazione sull'argomento, da entrambe le parti, e questo ha addirittura allontanato molti che altrimenti andrebbero a votare. Con questo post non pretendo di fare ordine nella questione: il post e' lungo e intricato. Voglio pero' spiegare perche' il quesito e' pertinente e perche', secondo me, bisogna votare SI (abrogare la norma). Se invece volete un resoconto esaustivo e abbastanza super partes vi consiglio questo.

Tagliamo la testa al toro: io ho gia' votato SI perche' noi italiani all'estero votiamo prima. Non ho votato per una questione di principio, ma per il buon senso: dobbiamo cominciare a fare piccoli passi verso le energie alternative. 

Voglio partire da un articolo che ho letto su LaVoce.info, perche' e' un esempio (non isolato) di come un dato vero (o verosimile) puo' essere presentato in modo inesatto. Non sto accusando gli autori di averlo fatto in malafede, ma di essere stati un po' imprecisi e che questo li aiuta nella loro tesi. Gli autori dicono che "il contributo al fabbisogno italiano di idrocarburi (2015) [fornito dalle piattaforme in questione] è pari al 9,4 per cento per il petrolio e al 10,2 per cento per il gas."
Quello che LaVoce non specifica e' che queste percentuali corrispondono al solo 2.1% e 0.8% dei consumi (gas e petrolio rispettivamente). Questi dati che cito sono del 2014, e non ho trovato in rete i dati a cui si riferisce LaVoce (2015), ma dubito che siano molto differenti.
Sempre su LaVoce si dice che "disporre di queste risorse comporta una riduzione della “bolletta energetica” per un valore di circa 3,2 miliardi di euro." Ma perche' estrarre idrocarburi in Italia dovrebbe cambiare le bollette? Gli idrocarburi estratti vengono comprati dall'ENEL a prezzo di mercato quindi non vedo come possa influire sulla bolletta energetica.
Bisogna anche considerare che, in caso di vittoria del si, la produzione non verrebbe interrotta immediatamente: fra le concessioni interessate "una scade fra due anni, altre cinque fra 5 anni, tutte le altre scadranno tra 10-20 anni". In questo periodo il prezzo degli idrocarburi variera' enormemente per mille altre ragioni.
Secondo i dati del 2014, le piattaforme in questione hanno prodotto il 26.7% della produzione nazionale. A livello di produzione globale la quantita' e' minuscola, quindi, anche considerando che verranno a mancare gradualmente, il prezzo di mercato di gas e petrolio non cambierebbe affatto, e le bollette rimarrebbero invariate.


Dopodiché, sul referendum più in generale:

Uno dei punti principali della campagne per il NO (si al rinnovo delle concessioni) riguarda la perdita di posti di lavoro (6000 secondo alcune stime), ma come abbiamo visto non si perderebbero da un giorno all'altro.

Ho sentito dire che i fautori del SI sono solo i classici ecologisti del "Not In My BackYard" (non nel mio giardino di casa). Pero' secondo me questo non e' il caso:
- le piattaforme entro le 12 miglia non sono abolite "tout court": come abbiamo visto, le piattaforme interessate dal referendum verrebbero tolte gradualmente, ma per di piu il referendum non influisce su 9 concessioni entro le 12 miglia (39 piattaforme, 1% dei consumi nazionali) che hanno gia' presentato la domanda di proroga e che quindi non sono interessate dal referendum.
-ci sono comunque le piattaforme oltre le 12 miglia, su cui il referendum non influisce. (https://aspoitalia.wordpress.com/2016/03/07/le-bufale-sul-referendum-del-17-aprile/)

Ma allora perché votare SI?
- Non essere da meno: la Croazia, nostra dirimpettaia, da Gennaio ha interrotto le esplorazioni in adriatico, e certamente ne avrebbero più bisogno di noi.
-non si è mai sentito di una risorsa naturale la cui concessione viene data senza scadenza, e che fra l'altro viene tassata molto meno che nel resto d'Europa!
"Le royalties in Italia sono pari solo al 10% per il gas e al 7% per il petrolio in mare. Sono inoltre esenti dal pagamento di aliquote allo Stato le prime 20 mila tonnellate di petrolio prodotte annualmente in terraferma, le prime 50 mila tonnellate di petrolio prodotte in mare, i primi 25 milioni di metri cubi standard di gas estratti in terra e i primi 80 milioni di metri cubi standard in mare: cioè, entro quei limiti è tutto gratis. Il risultato? Nel 2015 su un totale di 26 concessioni produttive solo 5 di quelle a gas e 4 a petrolio, hanno pagato le royalties. Tutte le altre hanno estratto quantitativi tali da rimanere sotto la franchigia e quindi non versare il pagamento a Stato, Regioni e Comuni. Molto conveniente anche per le imprese straniere, che altrove trovano ben altre condizioni: in Danimarca dove non esistono più royalties ma si applica un prelievo fiscale per le attività di esplorazione e produzione, questo arriva fino al 77%. In Inghilterra può arrivare fino all’82% mentre in Norvegia è al 78% a cui però bisogna aggiungere dei canoni di concessione. «Se in Italia avessimo portato le royalties al 50%, (proposta avanzata da Legambiente), nel 2015 ci saremmo trovati invece che con un gettito di 352 milioni di euro con uno da 1.408 milioni»." (http://www.lastampa.it/2016/04/04/scienza/ambiente/focus/concessioni-a-vita-royalties-modeste-sconti-fiscali-dossier-di-legambiente-sul-settore-del-petrolio-YB1HGNE9n06walozWIjviN/pagina.html)
-seguendo dal punto precedente, pare che le piattaforme Italiane lavorino sotto regime per non sforare il tetto di estrazioni oltre il quale devono pagare le tasse. Questo sarebbe uno dei motivi per cui vorrebbero che le concessioni siano estese. Solo che non ho trovato conferme per questa ipotesi che ho sentito alla radio l'altro giorno.
-ma la sostanza rimane: abbiamo firmato l'accordo di Parigi sul clima. Ci siamo impegnati a mantenere il riscaldamento globale entro i 2°C ed è proprio dai piccoli passi come questo che bisogna cominciare. Stiamo parlando di convertire ad energie rinnovabili nel giro di 20 anni il 2% del nostro fabbisogno di idrocarburi. È pochissimo! Davvero se non iniziamo da questo non abbiamo speranze.

A questo punto, giustamente, mi direte: "ma allora come si fa? Quali rinnovabili? Dove? Sono inquinanti anche quelle..."
Il fabbisogno energetico italiano del 2012 è stato di 342 379 GWh. Il 73% di questo fabbisogno arriva da fonti non rinnovabili, e di questi solo il 2% viene dalle piattaforme in questione. Questo equivale a 1.46% del fabbisogno nazionale di energia = 5000 GWh, che verrebbro a mancare in 20 anni, ma diciamo 10 per essere pessimisti. Bisognerebbe quindi installare 500 GWh all'anno per 10 anni.
- Il fotovoltaico sul tetto di una casa in media produce  3.500 kwh l’anno, quindi se ne potrebbero installare 142857 all'anno per coprire il deficit. http://www.fotovoltaiconorditalia.it/idee/quanto-produce-il-fotovoltaico
- Oppure: una turbina eolica di piccola dimensione (1.5MW), con efficienza annuale del 25%, produce 3,285 MWh. Ne servirebbero quindi 152 all'anno per coprire il deficit. (https://www.wind-watch.org/faq-output.php)
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Produzione_di_energia_elettrica_in_Italia
- e diro' di piu: le rinnovabili in Italia coprono gia' il 25% del fabbisogno, quindi non riuscire a coprire un deficit di 2% del fabbisogno nazionale vorrebbe dire che in italia, nei prossimi 10 anni le rinnovabili dovrebbero crescere di meno del 10% (in 10 anni!!!!!!!). Se si considera che a livello globale crescono del 25% all'anno mi sebra davvero uno scenario assurdo.

Quindi, per concludere: il SI non e' per una questione di principio, ma per il buon senso economico ed etico. Dobbiamo cominciare a fare piccoli passi verso le energie alternative, e dobbiamo cominciare subito.

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