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lunedì 27 dicembre 2010
La ciclabile di San Remo
Con un po' di ritardo sull'effettiva data dell'evento vi racconto come è andata la nostra sgambatella sulla ciclabile di San Remo.
L'eventone risale a domenica 20 novembre ed è frutto di interminabili ed impensabili incastri che hanno portato 5 ciclisti Genovesi ed un Torinese a fare visita a 2 colleghi del ponente ligure. Nessuna occasione, nessuna ricorrenza, solo la voglia di conoscersi e fare 2 pedalate insieme.
Il buon Max, di Imperia, ci accoglie con la sua Cimice (bellissima conversione) alla stazione di San Remo dopo il lunghissimo viaggio in cui Sarah, Jaca ed io abbiamo principalmente dormito. Alla stazione ci sono anche Rimmon ed Anna che hanno viaggiato in macchina, e dopo un po' arriva anche Nico, da Torino, con il suo 12special.
Piove, ma in un momento di (apparente) tregua partiamo in fila indiana e raggiungiamo subito la ciclabile dove ci aspetta Marina con la sua MTB rosa. La decisione è presto presa: vista la pioggia ci fermeremo subito al bar dell'amico di Max, che ci ha preparato lo spuntino...stra abbondante e stra buono, un po' alto di prezzo, ma accettabile visto che ha appena aperto.
Mentre mangiamo le nuvole si distraggono, quindi partiamo verso levante con l'aria che comincia a scaldarsi. La ciclabile è bella e praticamente vuota, l'andatura è fantasticamente lenta e si chiacchiera del più e del meno: chi propone di organizzare in primavera una cronometro sulla ciclabile, chi parla di conversioni, chi di cicloturismo. Ce ne è per tutti i gusti: noi ciclisti liguri siamo eclettici.
Si sente la mancanza di Piero, il nostro amico Spezino, costretto a rimanere a casa...anzi, in una stanza particolare della casa (non diremo quale). In galleria parte la garetta, vinta da Jaca, e col sole che scende i ciclisti arrivano al giro di boa. Si tirano fuori il vino e la torta al cioccolato, brindisi, foto di rito, e si torna indietro: c'è chi deve prendere il treno del ritorno, ma sembra che le ruote facciano fatica a staccarsi da questa bellissima ciclabile. Pare addirittura che il progetto regionale sia di allungarla...fino a Genova!
In stazione dopo i saluti Sarah rischia la multa: quel bellissimo e lunghissimo corridoio sotterraneo non può essere percorso in bici. Tuttavia con la sua faccia tosta riesce anche questa volta a salvarsi. Treno in ritardo, abbiocco, casa.
E' stato bello incontrarci e fare progetti. Speriamo che la prossima volta il tempo sia più clemente, così riusciremo a protarci anche più gente da fuori!
Altre foto su http://www.flickr.com/photos/56906626@N04/
domenica 12 dicembre 2010
Buon Compleanno Iride
Alla fin della fiera sono stato l'unico, dello squadrone genovese, a partire diretto su Modena. Sabato mattina, zaino in spalla e sellino fra le chiappe ho lasciato il mio caldo lettino e sono andato all'appuntamento con Sarah: eh si, ho sfruttato un passaggio in macchina fino a Milano.
Il treno per Modena è partito con 70' di ritardo e ne ha accumulati altri 30 durante il tragitto, ma sono comunque riuscito ad arrivare al ritrovo dove ho conosciuto un lucchese e due ragazzi di forlì (scusate, ma non mi ricordo i vostri nomi...).
Come ogni festggiato che si rispetti i ragazzi di Iride sono arrivati in ritardo, ma l'attesa non è stata terribile: seduti sul muretto al sole si stava da dio! Bici a ruote in su nel piazzale, Walter spiega la gara ("mi raccomando, leggete bene il manifest"...), e via! Si parte! Il primo Check Point, dove ci verrà consegnato il manifest, è scritto su un foglio dietro ad un muretto.
Essendo venuto dalla stazione so dove è Via Kosica, ma sfrutto comunque la ruota di Matte, modenese, che parte di gran carriera. Il gruppo di testa è grande: ci sono, fra gli altri, Van Gogh, Sitton e Hekto...il gruppo promette bene.
Manifest afferrato al volo. Mi fermerei a guardare i punti sulla carta, ma è evidente che non conviene: il treno è già ripartito! Però è ripartito nella direzione sbagliata, perchè il Brico va tenuto per ultimo. Minuti preziosi persi, bisogna recuperare! E come un sol'uomo attraversiamo il centro di Modena, primi due timbri sul manifest, più foto con i leoni. ci danno anche una briuttissima borsa militare...ma almeno dentro c'è acqua.
Ora il treno si sposta verso la campagna, scavalca un guard rail, incrocia un altro treno di ciclisti furbi che evidentemente non avevano sbagliato strada all'inizio, vola sulla pista ciclabile, si inceppa e cambia direzione su un cavalcavia. Terzo check, spuntino al tofu, poi sul ponte della ciclabile, e poi boh, non mi ricordo bene. Penso che il successivo sia stato il campo da basket, poi Brico.
Questa volta è quella buona, e arrivo in cima alla rampa per primo insieme al ragazzo veneto con la bdc, ma il gruppo è ancora enorme e sembra impossibile scrollarselo di dosso, anche perchè, per l'appunto, stiamo tutti seguendo i modenesi. (Dopo 2 shot di Vodka) ci viene consegnata la busta con l'indirizzo dell'ultimo check, sulla via dove ogni mese si corre il Criterium, ma non sono mai venuto, quindi (di nuovo) mi devo affidare al fiuto altrui. Siamo di nuovo io e il veneto ad arrivare primi in volata, con a ruota tutti gli altri...ma non è finita: ci sono da percorrere gli ultimi km verso lo Hub dove, forse, ci sarà l'arrivo.
Per fortuna il percorso è quasi interamente cittadino, e il traffico del sabato pomeriggio screma il gruppo. Siamo io, Sitton, Laura ed il Veneto. C'è intesa e voliamo insieme verso la vittoria. Forse avremmo dovuto lasciare il primo posto a Sitton: siamo arrivati in fondo solo grazie a lui! Ma quando siamo arrivati al cancello ed ho visto il veneto scattare l'ho seguito per istinto.
Insomma: primo assoluto (e out of town), primo fisso, primo brakeless e prima donna tutti nelle prime 4 posizioni...direi che sia una cosa abbastanza inusuale! Mi mangio un po' le mani se penso che con un minimo di reattività in più mi aggiudicavo il primo premio. Ma tanto basta.
Gara andata, si pensa solo alla festa. Lo Hub è bellissimo! Le bici appese al soffitto, il neon giallo che proietta ombre sui muri, la musica, i 20 metri di pizza, le foto. Hanno creato proprio un bel posticino questi pazzi modenesi, e spero di aver onorato il loro compleanno nel migliore dei modi. Ho un po' di amarezza perchè alla fin fine, in questa gara, non ho fatto quasi niente se non tirare e passare la borraccia dell'acqua a chi aveva sete. Ma le considerazioni sull'idea di Alleycat verranno settimana prossima.
Ora penso solo a godermi questo podio inaspettato, ringraziando davvero di cuore tutti quanti: dagli organizzatori agli infortunati, dai DJ ai pizzaioli, dal divano su cui ho dormito (quello giallo) a Butch, la mia bellissima bicicletta che in questi 58 km percorsi in 1h57' non ha mai protestato.
PS: I complimenti più grandi vanno alle ragazze che hanno recitato, suonato e cantato dopo cena. Davvero brave, bellissima messa in scena. Se qualcuno le conosce è pregato di mandare i miei complimenti.
giovedì 25 novembre 2010
furto a milano
Rimbalzo una triste notizia da Orcocicli (http://orcocicli.blogspot.com/2010/11/rubata-la-uorc.html). Tenete gli occhi aperti
Oggi alle 13 hanno rubato la Uorc di Alex in via Alserio a Milano. È un esemplare unico. Chi ne ha notizia, la vede ecc. ci avvisi grazie (info@orcocicli.com, alex@alexgiacomelli.com ! E grazie anche se perfavore fate girare questa notizia... lo so che non è una fissa ma.....
Certo che è davvero una tragedia. Intendo quella dei furti di bici. Mi passerebbe quasi la voglia di girare in bici se dovessi avere sempre questa ansia. Menomale che quì a Genova la situazione non è così grave: anche una bici lasciata senza lucchetto davanti ad un pub non corre grossi rischi.
Ieri ad esempio ho lasciato Butch slegata per 4 ore in Università e l'ho ritrovata indenne...E invece a Milano c'è chi va in giro a rubare pezzi unici, bici che anche smontate completamente e vendute a pezzi hanno alta probabilità di essere rintracciate: sono pezzi abbastanza rari, come il mozzo posteriore di Uorc!
Inutile dire che spero che questo fattaccio abbia un lieto fine, che comunque non renderebbe giustizia alle centinaia (migliaia?) di ciclisti che rimangono a piedi ogni anno.
Occhi aperti!
lunedì 22 novembre 2010
Genova Turchino
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Sono 26 km ben suddivisi. I primi leggeri e veloci che costeggiano il mare, la seconda parte dura ed impervia verso il passo affrontato anche dai ciclisti della Milano-San Remo, ma nell'altro verso. E' un bel giretto, vario e divertente, o almeno così è sembrato ai 3 valorosi che qualche settimana fa lo hanno provato.
Ancora il tempo era buono e non sfruttare quel pomeriggio assolato sarebbe stata un'eresia. Jaca, Fausto ed io ci siamo incontrati dopo pranzo in stazione e siamo partiti. Per Fausto era il giro inaugurale: aveva appena comprato la sua "Coppi" da corsa. Forse un po' azzardato come giro di rodaggio, ma la bici non ha fatto ne A ne BA...la bici. Invece Fausto ha visto mezzo presepio mentre si arrampicava in salita, però è arrivato fino in cima con il sorriso in faccia. Non che io e Jacopo fossimo freschi come delle rose: le cosce cantavano come Pavaotti! La strada non è mai ripidissima, ma sembra non mollare mai.
Da quella sgambatella è venuto fuori un video che quì vi propongo. Ancora sono un principiante del montaggio, perdonatemi. E perdonate la mano tremolante: devo procurarmi un porta macchina foto da casco.
Godetevi questi 4 minuti di pedalate! E' per invogliearvi a pedalare con noi.
lunedì 15 novembre 2010
E' tutto un mangia e bevi!
E' tutto un mangia e bevi! Che poi non si è mai capito bene quale delle due sia la salita e quale la discesa, ma comunque è il detto più vero del mondo.
Di cosa sto parlando? Giovedì scorso ho iniziato la parte finale del mio stage: a Santa Margherita Ligure in una sede distaccata del Dipteris dovrò imparare a riconoscere vari gruppi di zooplancton per poi scrivere la tesi su un ciclo annuale. Il lavoro è divertente e la "tecnica" che mi segue, simpatica e logorroica, dice che laurearsi a luglio anche con tutti gli esami non è impossibile. Quindi bene.
Ancora meglio se consideriamo che tornare a Genova in bici da lì è proprio un bell'allenamento!
Il primo giorno sono tornato in treno, invece venerdì ho caricato Butch sul regionale con l'intenzione di farla in bici.
Dopo 4 ore di "ordinamento dati" al computer la prospettiva di sgranchirsi un po' le gambe sembra fantastica; tuttavia, dopo qualche minuto di salita hai già cambiato idea. Con 2 tornanti si esce dal paesino di Santa Margherita e ci si immette sulla strada statale all'altezza di San Lorenzo. La strada spiana per un km, giusto il tempo per far defluire l'acido lattico, per poi impennare di nuovo verso la Ruta.
Dopo la galleria (meno di 100 metri) comincia la discesa ed è subito evidente che sarebbe impossibile fare in bici anche la strada inversa: arriverei morto a Santa Margherita e non riuscirei a concentrarmi sul lavoro. E' una picchiata su Recco, con un solo tornante secco verso sinistra, e una vista mozzafiato sul golfo. Magari ci fosse la calma per guardare il panorama!
Neanche il tempo per tirare il fiato, chè appena messo il naso dentro al paese della focaccia più buona d'Italia inizia lo strappo per Sori, ancora più duro della salita precedente. La strada continua così, fra pettate e discesine che, avvicinandosi a Nervi, diminuiscono in escursione ma aumentano in frequenza: la strada sembra l'elettrocardiogramma del ciclista che la sta percorrendo!
Una volta a Nervi converrebbe prendere la strada costiera, più piatta e meno trafficata, ma ho sbagliato incrocio e sono finito in Corso Europa, quindi salita fino al San Martino dove è scaduta l'ora esatta dall'inizio della pedalata: 26,5 km! Ho percorso gli ultimi 5 km di strada (San Martino - casa) molto più piano perchè il traffico cittadino delle sei di pomeriggio non permetteva di rischiare, quindi ho potuto un po' tirare il fiato...ma che faticaccia!
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Secondo voi di quanto riesco a migliorare il mio tempo entro la laurea? Ora vi saluto, vado a preparare lo zaino per Marsiglia: 3 giorni lì per visitare un po' l'università!
Di cosa sto parlando? Giovedì scorso ho iniziato la parte finale del mio stage: a Santa Margherita Ligure in una sede distaccata del Dipteris dovrò imparare a riconoscere vari gruppi di zooplancton per poi scrivere la tesi su un ciclo annuale. Il lavoro è divertente e la "tecnica" che mi segue, simpatica e logorroica, dice che laurearsi a luglio anche con tutti gli esami non è impossibile. Quindi bene.
Ancora meglio se consideriamo che tornare a Genova in bici da lì è proprio un bell'allenamento!
Il primo giorno sono tornato in treno, invece venerdì ho caricato Butch sul regionale con l'intenzione di farla in bici.
Dopo 4 ore di "ordinamento dati" al computer la prospettiva di sgranchirsi un po' le gambe sembra fantastica; tuttavia, dopo qualche minuto di salita hai già cambiato idea. Con 2 tornanti si esce dal paesino di Santa Margherita e ci si immette sulla strada statale all'altezza di San Lorenzo. La strada spiana per un km, giusto il tempo per far defluire l'acido lattico, per poi impennare di nuovo verso la Ruta.
Dopo la galleria (meno di 100 metri) comincia la discesa ed è subito evidente che sarebbe impossibile fare in bici anche la strada inversa: arriverei morto a Santa Margherita e non riuscirei a concentrarmi sul lavoro. E' una picchiata su Recco, con un solo tornante secco verso sinistra, e una vista mozzafiato sul golfo. Magari ci fosse la calma per guardare il panorama!
Neanche il tempo per tirare il fiato, chè appena messo il naso dentro al paese della focaccia più buona d'Italia inizia lo strappo per Sori, ancora più duro della salita precedente. La strada continua così, fra pettate e discesine che, avvicinandosi a Nervi, diminuiscono in escursione ma aumentano in frequenza: la strada sembra l'elettrocardiogramma del ciclista che la sta percorrendo!
Una volta a Nervi converrebbe prendere la strada costiera, più piatta e meno trafficata, ma ho sbagliato incrocio e sono finito in Corso Europa, quindi salita fino al San Martino dove è scaduta l'ora esatta dall'inizio della pedalata: 26,5 km! Ho percorso gli ultimi 5 km di strada (San Martino - casa) molto più piano perchè il traffico cittadino delle sei di pomeriggio non permetteva di rischiare, quindi ho potuto un po' tirare il fiato...ma che faticaccia!
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Secondo voi di quanto riesco a migliorare il mio tempo entro la laurea? Ora vi saluto, vado a preparare lo zaino per Marsiglia: 3 giorni lì per visitare un po' l'università!
venerdì 12 novembre 2010
Recensioni: La macchina perfetta
Titolo: La macchina perfetta
Autori: Giò Pozzo, Adriano Maccarana
Casa editrice: Il saggiatore
Scritto dai "ragazzi" di Orcocicli (http://www.orcocicli.com/Lingua.html) questo libro costituisce sia un valido manuale base per il restauro e la manutenzione delle biciclette, sia una piacevole risorsa di aneddoti e "crazy facts" riguardanti il mondo della bicicletta. Gli autori vengono dal mondo delle ciclofficine popolari, quindi sono giustamente molto focalizzati sul riciclo di vecchie bici che ancora non hanno fatto il loro tempo; ma contemporaneamente sono molto attenti alle innovazioni come i vari cambi sequenziali interni al mozzo che si stanno sviluppando ultimamente.
Molto critici nei confronti dello scatto fisso ad uso urbano, lo liquidano come un fenomeno di "moda" che va sopportato fino a quando passerà. Sul fatto che sia una moda posso essere d'accordo con loro, sul fatto che si sia perso lo spirito originario (per altro da me mai vissuto) del riadattamento di vecchi telai per spendere poco ed avere manutenzione minima mi associo in pieno, ma non me la sento di dire che tutto questo sia un male. Alla fin fine noi fissati ci divertiamo così...
Molto divertente la sezione sulle varie versioni più o meno estinte della bicicletta: l'aereo, il sottomarino, la pedalata al contrario. Tutte cose che non sapevo e che mi hanno molto affascinato. Minimali ma utili tutte le informazioni sul montaggio sia di pezzi con cui interagiamo quasi quotidianamente, sia di pezzi che tendenzialmente si toccano una volta e poi basta.
Insomma, ne ero già consapevole, ma questo libro mi ha proprio convinto che la bicicletta sia la macchina Perfetta (e scusate la rima).
Future recensioni:
Minima Pedalia
Tre uomini in bicicletta
Piccolo manuale di ciclosofia
Maometto on the road (che non c'entra niente con la bici)
Stay tuned
un filo rosso da roma a torino
http://muoviequilibri.blogspot.com/2010/11/un-filo-rosso-da-roma-torino.html
Un filo rosso da Roma a Torino
Roma 7 novembre. A poche ore dalla morte di dell'ennesimo ciclista, Paolo Cascavilla, alcuni blog cominciano a far rimbalzare la notizia sul web. Dalla lista della Critical Mass Romana cominciano a circolare le prime proposte di protesta, di lutto e di ricordo dell'ultima vittima della strada: Si decide che per i prossimi mesi si pedalerà con legato ad un braccio un drappo rosso. Rosso come il «...sangue - spiegano i ciclisti sui blog - per protestare contro l'immobilismo delle istituzioni a fronte della strage che si consuma sulle strade» e per portare all'attenzione della cittadinanza l'amarezza e le preoccupazioni dei tanti "utenti deboli", i ciclisti.
Oggi, 11 novembre, durante la mattinata, tra le vie di Torino, alcuni cicloattivisti, hanno legato un drappo rosso alle centinaia di biciclette posteggiate in centro. Oltre a manifestare solidarietà hanno voluto dare risonanza e visibilità a una protesta che, purtroppo, interessa non solo la capitale.
Si invita tutti a diffondere l'iniziativa.
http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/10_novembre_7/ciclista-ucciso-alba-roma-1804114444374.shtml
http://roma.repubblica.it/cronaca/2010/11/07/news/pirata_ciclista_colombo-8834329/?ref=HREC1-2
http://www.ecoblog.it/post/11470/un-drappo-rosso-al-braccio-parte-la-protesta-dei-ciclisti-romani
martedì 9 novembre 2010
Alla fin fine anche io sono un ladro
Settimana scorsa sono stato finalmente a comprare le bretelle catarifrangenti omologate per andare in bicicletta con il buio. Finalmente perchè è ormai da un mese che è entrata in vigore la nuova norma del codice della strada ma ancora non avevo trovato il modello che mi soddisfacesse.
Fattostà che passo dal ciclaio che mi aveva promesso di averle ordinate (2 settimane per la consegna) e finalmente le tira fuori.
Cucite bene, luminose, abbastanza grandi da metterle anche sopra allo zaino, che secondo me è la cosa più importante. Insomma tutto bene: alla fine 22 euro sono un prezzo valido.
"Ne prendo 2"
"Allora ti faccio lo sconto di 4 euro..."
Uau! Siamo ancora a Genova? Mi riprendo dallo stupore e ringrazio, pago in contanti e vado via prima che cambi idea...Solo arrivato a casa mi sono accorto del perchè di tutta quella gentilezza: sconto del 9%, ma senza scontrino! Guadagno totale +11%. E anche io mi sono sentito un ladro perchè, accecato dalla gentilezza inusuale del ciclaio (che di solito è antipaticissimo), mi sono reso complice di questo furto.
Ormai era troppo tardi per tornare indietro.
venerdì 5 novembre 2010
Rise Again
Even when we rest
the Earth keeps running
in circles.
And when I run my feet
move in circles too...
but I go straight.
Please wait,
don't let the planet move
alone:
the sun needs
a little help to sink
and rise
again
venerdì 29 ottobre 2010
Smottamenti
C'era una volta il primo ciclista Indiano. Viveva in quel tempo remoto in cui l'India era ancora un'isola in viaggio verso NW attraverso l'oceano. Il ciclista girava in lungo ed in largo per la sua isola piatta e triangolare e tutto procedeva con ritmi ciclici regolari.
Un bel giorno l'India incontrò l'Asia, le due placche continentali cominciarono a spingere l'una verso l'altra e il mare fra le due scomparve. Questa fu una piacevole sorpresa per il nostro amico ciclista, che potè così ampliare i confini delle sue scorribande, sconfinando in terra asiatica. Ogni giorno partiva da casa sua, pedalava a lungo, superava la cicatrice di congiunzione fra i due continenti e proseguiva nelle nuove sconfinate ed inesplorate pianure.
Man mano che i due continenti si saldavano aveva luogo il processo conosciuto dagli scienziati come Orogenesi, che consiste nella formazione di una catena montuosa per corrugamento, ovvero pressione fra due zolle che fa innalzare il livello del suolo tra le medesime. Il processo era molto lento e quindi il nostro amico ciclista non si accorgeva del fatto che, ogni giorno, il dislivello da lui affrontato era maggiore.
Passarono gli anni, i secoli ed i millenni. Man mano che la catena dell'Himalaya si faceva più aspra e scoscesa il ciclista, che prima era un passista, uomo da cronometro, divenne uno scalatore scattante ed agile sui pedali.
Un giorno convinse degli amici a partire insieme a lui per una sgambatella, ma dopo pochi chilometri loro dovettero fermarsi perchè la pendenza e la lunghezza della salita era inaccessibile al loro fisico poco allenato. Fu solo in quel momento che il ciclista si accorse di come, con il tempo, il paesaggio intorno a lui era cambiato. Scoprì così di essere l'unico ciclista in grado di andare al di la delle montagne senza problemi, l'unico che possedeva la chiave per fuggire.
Questa storia è un riadattamento in versione positiva della "parabola della rana": secondo la mia versione gli uomini che hanno sopportato a lungo un cambiamento sono in grado di reagire perchè lo comprendono fino in fondo e sotto vari punti di vista. Hanno solo bisogno di rendersene conto e di prendere in mano la situazione.
Se mettete una rana in una pentola di acqua bollente, essa cercherà immediatamente di saltare fuori. Ma se la mettete in acqua a temperatura ambiente e non la spaventate, se ne resterà ferma. Ora, se la pentola è su una fonte di calore, e se aumentate gradualmente la temperatura, succede qualcosa di molto interessante. All’aumento della temperatura da 21 a 27 gradi la rana non farà nulla. Anzi essa dimostrerà in tutti i modi di godersela. Con il graduale aumento della temperatura, la rana diventerà sempre più malferma, finché non sarà più in grado di saltare fuori dalla pentola. Perché? Perché l’apparato interno della rana che percepisce le minacce alla sopravvivenza è orientato a reagire a cambiamenti improvvisi, nel suo ambiente, e non a lenti e graduali.
Peter Senge - The Fifth Discipline
Non è mai troppo tardi per reagire. Anzi, forse è giunto il momento giusto.
martedì 26 ottobre 2010
Allenamento Duro
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Visto che andare in bici tutti i giorni con ogni condizione atmosferica non mi basta ho deciso, da 2 settimane a questa parte, che la via preferenziale per il ritorno a casa (Principe) dal levante è la Circonvallazione a Monte. Sono 8 km, il doppio della via normale, fra cui ci sono un paio di strappi niente male.
Trovo che sia un bel percorso specialmente perchè, una volta superato il bus in circonvallazione, non hai praticamente più macchine intorno. Solo quelle che vanno in senso opposto. La strada, tuttavia, è molto sconnessa e penso che Butch preferisca il pavet.
Con la tramontana degli ultimi giorni, fra l'altro, è ancora più dura del solito. Lo strappo controvento di Corso Firenze è infinito, anche se in verità è molto più corto dei tornanti di Corso MonteGrappa. Sei li che urli sui pedali e ti sembra di star fermo, con tutti i genovesi incappottati intorno a te che strabuzzano gli occhi nel vederti grondante di sudore a mezze maniche...con 11°C.
Fra una inspirazione ed una espirazione sghignazzi perchè non sanno cosa si perdono. E godi perchè le macchine che hai superato all'ultimo semaforo non ti hanno ancora raggiunto. I pedali scricchiolano e la catena fruscia (maledetta linea catena) mentre sbatto il manubrio da una parte all'altra a tempo con la pedalata.
Non mi sono ancora cronometrato ma presto vi farò sapere. Per ora accontentatevi di seguire il percorso...e sudare con me.
Buone pedalate in salita a tutti!
giovedì 21 ottobre 2010
Scarpe nuove
Scarpe nuove per Butch.
Il pavet di Milano dello scorso week-end aveva sgonfiato un po' la ruota posteriore. Dopodichè sulla pista ciclabile alle 4 di notte ero probabilmente passato su un vetro e il battistrada del mio bellissimo Vittoria Rubino verde aveva perso la sua bella cera (foto). Cambiata la camera d'aria non l'avevo gonfiata bene e lunedì, facendo un po' di salti per le vie di Zena, ha fatto il botto.
Troppi eventi uno dietro all'altro per non prendere provvedimenti!
Nuovi copertoni 28-622 Michelin Pilot Sport. Più cicci per ammortizzare, più spessi per sgommare, fasce catarifrangenti sui lati per le lunghe notti invernali.
Io invece rimango fedele alle mie Camper che ormai sono proprio aperte ma, come ho detto nel post precedente, bisogna far respirare le dita dei piedi. Altro che Geox!
E chissà, magari sotto natale penseremo ai pedalini...
C'mon! Bring it on! You may have SUVs, I have a Tank!
mercoledì 20 ottobre 2010
NorMale
Una parola terribile e dalle terribili implicazioni.
Ci volete normali? La vostra normalità ha coperto il mondo di spazzatura, ha aumentato il divario fra ricchi e poveri, ha moltiplicato le guerre. Abbiamo la globalizzazione ma non riusciamo ad uscire dalla nostra ottica casalinga, ci lamentiamo del costo della vita ma non muoviamo un dito se non per soldi.
E' ora di guardare un po' il mondo a testa in giù, far respirare le dita dei piedi, chiedere "cosa ti piace" prima di "cosa fai", di fare in modo che sia possibile.
I don't care what you believe, I want you to believe!
"Tu non sei normale...!" Grazie, lo so, io sono norBene. Buona giornata anche a te, comunque.
martedì 19 ottobre 2010
Un tranquillo weekend da paura
Consideriamo un attimo il bilancio finale:
-una valvola rotta ed una camera d'aria esplosa
-una luce rossa perduta
-una luce bianca scarica
-due sbucciature sul ginocchio sinistro (una io, una Sarah)
-una ruota anteriore da buttare
-arrivati fuori tempo massimo
-bagnati come pulcini
...
ma chi celo fa fare??
Partiti da Genova sabato mattina con il treno delle 11.40, ovviamente rischiando di perderlo, siamo arrivati a Milano in perfetto orario e dopo aver comprato la cartina ci siamo buttati alla ricerca di piazza Erculea (ripeto accento sulla U).
La piazza era già strapiena di concorrenti e di bici fichissime e Sarah, che pensava di andare a gareggiare con nonne e nipotini, ha cominciato a preoccuparsi. Iscrizione (numeri 21 e 23), pranzo con piadina "prezzo milanese 7 euro!", e chiacchiere con i pochi fissati che conosco. A quanto pare ci siamo persi il bellissimo Criterium della sera prima, vinto da uno della Pipe Gang. In effetti i video trasmettono una bella atmosfera. http://www.youtube.com/watch?v=_17jRZpK0bM&feature=player_embedded
"Ma si corre da soli o no?" "Boh, non s'è capito...". Arriva il momento di posare le bici per terra e legarle, siamo un centinaio, la piazza è piena! Cinque checks da fare nell'ordine segnato sul manifest, (non uguale per tutti) con prove da completare di volta in volta. Tornare a piazza Erculea dopo ogni tappa.
3-2-1-VIA! Corriamo alle bici e mentre Sarah le slega io apro la cartina. Decidiamo di lasciar perdere il mio manifest e correre insieme, molto più divertente. La prima meta è dietro a casa della nonna, zona fiera, portare una birra. Dico a Sarah il nome delle vie, lei le sa; si parte.
Ben presto scopriamo che a Milano la strada più corta non è necessariamente la più breve perchè c'è il pavet: coi copertoncini piccoli si soffre un sacco. Comunque la strada è giusta e dopo aver incontrato Mattia ed aver comprato con lui la birra arriviamo al check...dove quest'ultima va bevuta in surplace! Pessima figura nonostante gli allenamenti!
Torniamo alla partenza e poi via verso piazza Abbiategrasso, percorso più insidioso, tantissime rotaie! E infatti quando sento un rumore di ferraglia dietro di me è Sarah che c'ha infilato dentro la ruota anteriore ed è volata. "Nooo, Matte, è caduta la catena!" "No Sarah, hai spaccato la ruota". Momenti tragicomici.
Io sono un po' scoraggiato ma il ciclaio aperto nella via parallela sembra un segno del destino: bisogna continuare! Leghiamo Berry senza la ruota anteriore, mi carico Sarah sul manubrio e andiamo a comprare una ruota nuova. Pit stop cambio gomma e siamo di nuovo pronti ad andare, un po' più cauti di prima. Io ho una bella strizza.
Il check era facile e si torna in su. Cerco di spiegare a Sarah un po' di tecniche per destreggiarsi nel traffico, alla fin fine non ci siamo mai allenati per davvero. Alla partenza ritroviamo Mattia che si è ritirato e, santo subito, ci presta la cartina che noi, nella concitazione, avevamo perso. Ci mancano la zona Stazione e il Parco Lambro (!!) che, nonostante il traffico, riusciamo a fare abbastanza bene. Però ormai è tardi e non c'è tempo per fare l'ultimo check, il più vicino.
Vabbè. Seguendo il gruppone che va verso la triennale tiriamo le fila di questa gara. Grande divertimento, da rifare con più cattiveria. Purtroppo per via di casini organizzativi non riusciamo a vedere neanche un filmetto. Peccato, c'era il cortometraggio delle ragazze che vanno in bici in discoteca coi tacchi a Copenhagen che prometteva bene!
Inizia a piovere, montagne di premi ("Accidenti! Senza ruota rotta arrivavi terza delle donne!)("Riaccidenti! Telaio Dodici per il primo Out of Town!!).
Siamo affamati e non c'è neanche un rinfreschino. Prometto che se mai organizzerò a Genova ci saranno tonnellate di fugassa. Andiamo a mangiare con Giorgio (ottimo secondo posto per il Messanger di MI-SW!) mentre gli altri preferiscono tornare a casa. Quando arriviamo al messicano siamo fradici.
Ma non è finita! di nuovo doccia gratis per arrivare al Leoncavallo per la Festa (molto meglio la reggae nella saletta piccola) e di nuovo doccia per arrivare a casa di Sarah: altri 20 km che sommati a quelli di tutta la giornata ci farebbero arrivare, probabilmente, oltre i 70!
Purtroppo, o per fortuna, buco la ruota posteriore. E nel cercare di aggiustarla rompo la valvola. E' ora di chiedere l'intervento del papà di Sarah che per fortuna viene a prenderci! A casa crolliamo distrutti.
Abbastanza intensa come prima alleycat per Sarah ma il bilancio, nonostante tutto, è positivo: le endorfine vincono sulle sfortune e gli acciacchi! E la prossima? La Spezia - Pisa?
-una valvola rotta ed una camera d'aria esplosa
-una luce rossa perduta
-una luce bianca scarica
-due sbucciature sul ginocchio sinistro (una io, una Sarah)
-una ruota anteriore da buttare
-arrivati fuori tempo massimo
-bagnati come pulcini
...
ma chi celo fa fare??
Partiti da Genova sabato mattina con il treno delle 11.40, ovviamente rischiando di perderlo, siamo arrivati a Milano in perfetto orario e dopo aver comprato la cartina ci siamo buttati alla ricerca di piazza Erculea (ripeto accento sulla U).
La piazza era già strapiena di concorrenti e di bici fichissime e Sarah, che pensava di andare a gareggiare con nonne e nipotini, ha cominciato a preoccuparsi. Iscrizione (numeri 21 e 23), pranzo con piadina "prezzo milanese 7 euro!", e chiacchiere con i pochi fissati che conosco. A quanto pare ci siamo persi il bellissimo Criterium della sera prima, vinto da uno della Pipe Gang. In effetti i video trasmettono una bella atmosfera. http://www.youtube.com/watch?v=_17jRZpK0bM&feature=player_embedded
"Ma si corre da soli o no?" "Boh, non s'è capito...". Arriva il momento di posare le bici per terra e legarle, siamo un centinaio, la piazza è piena! Cinque checks da fare nell'ordine segnato sul manifest, (non uguale per tutti) con prove da completare di volta in volta. Tornare a piazza Erculea dopo ogni tappa.
3-2-1-VIA! Corriamo alle bici e mentre Sarah le slega io apro la cartina. Decidiamo di lasciar perdere il mio manifest e correre insieme, molto più divertente. La prima meta è dietro a casa della nonna, zona fiera, portare una birra. Dico a Sarah il nome delle vie, lei le sa; si parte.
Ben presto scopriamo che a Milano la strada più corta non è necessariamente la più breve perchè c'è il pavet: coi copertoncini piccoli si soffre un sacco. Comunque la strada è giusta e dopo aver incontrato Mattia ed aver comprato con lui la birra arriviamo al check...dove quest'ultima va bevuta in surplace! Pessima figura nonostante gli allenamenti!
Torniamo alla partenza e poi via verso piazza Abbiategrasso, percorso più insidioso, tantissime rotaie! E infatti quando sento un rumore di ferraglia dietro di me è Sarah che c'ha infilato dentro la ruota anteriore ed è volata. "Nooo, Matte, è caduta la catena!" "No Sarah, hai spaccato la ruota". Momenti tragicomici.
Io sono un po' scoraggiato ma il ciclaio aperto nella via parallela sembra un segno del destino: bisogna continuare! Leghiamo Berry senza la ruota anteriore, mi carico Sarah sul manubrio e andiamo a comprare una ruota nuova. Pit stop cambio gomma e siamo di nuovo pronti ad andare, un po' più cauti di prima. Io ho una bella strizza.
Il check era facile e si torna in su. Cerco di spiegare a Sarah un po' di tecniche per destreggiarsi nel traffico, alla fin fine non ci siamo mai allenati per davvero. Alla partenza ritroviamo Mattia che si è ritirato e, santo subito, ci presta la cartina che noi, nella concitazione, avevamo perso. Ci mancano la zona Stazione e il Parco Lambro (!!) che, nonostante il traffico, riusciamo a fare abbastanza bene. Però ormai è tardi e non c'è tempo per fare l'ultimo check, il più vicino.
Vabbè. Seguendo il gruppone che va verso la triennale tiriamo le fila di questa gara. Grande divertimento, da rifare con più cattiveria. Purtroppo per via di casini organizzativi non riusciamo a vedere neanche un filmetto. Peccato, c'era il cortometraggio delle ragazze che vanno in bici in discoteca coi tacchi a Copenhagen che prometteva bene!
Inizia a piovere, montagne di premi ("Accidenti! Senza ruota rotta arrivavi terza delle donne!)("Riaccidenti! Telaio Dodici per il primo Out of Town!!).
Siamo affamati e non c'è neanche un rinfreschino. Prometto che se mai organizzerò a Genova ci saranno tonnellate di fugassa. Andiamo a mangiare con Giorgio (ottimo secondo posto per il Messanger di MI-SW!) mentre gli altri preferiscono tornare a casa. Quando arriviamo al messicano siamo fradici.
Ma non è finita! di nuovo doccia gratis per arrivare al Leoncavallo per la Festa (molto meglio la reggae nella saletta piccola) e di nuovo doccia per arrivare a casa di Sarah: altri 20 km che sommati a quelli di tutta la giornata ci farebbero arrivare, probabilmente, oltre i 70!
Purtroppo, o per fortuna, buco la ruota posteriore. E nel cercare di aggiustarla rompo la valvola. E' ora di chiedere l'intervento del papà di Sarah che per fortuna viene a prenderci! A casa crolliamo distrutti.
Abbastanza intensa come prima alleycat per Sarah ma il bilancio, nonostante tutto, è positivo: le endorfine vincono sulle sfortune e gli acciacchi! E la prossima? La Spezia - Pisa?
giovedì 14 ottobre 2010
Italia Serbia
Prima volta allo stadio. Mi era stato detto: non sarà un gran che, alle partite della nazionale non c'è il clima da campionato...
Si, certo. Ma la curva rimane sempre la curva: sheeples will never learn.
Se non si fosse capito sono amareggiato perchè ho visto che davvero le persone non sanno pensare con la propria testa. Quanti di coloro che gridavano "siete solo zingari di merda" direbbero di essere razzisti se intervistati in un qualsiasi momento della loro giornata? Quanti di quelli che urlavano "uccideteli", incitando la celere ad entrare nella gabbia degli ospiti, hanno ancora il voltastomaco a guardare le scene del G8 2001? Quanti di loro sapevano qualcosa delle motivazioni politiche dei Serbi? O anche qualsiasi altra cosa sulla storia serba degli ultimi 15-20 anni?
Quanti di loro sanno a memoria le parole di Imagine?
http://www.youtube.com/watch?v=DVg2EJvvlF8&feature=related
...and it really looked like I was tho only one...
martedì 12 ottobre 2010
10-10-10: sgambatella e castagnata
Dìcesi sgambatella la faticata fatta per secondi fini, in cui imprechi un sacco e vedi tutto il presepio, ma poi arrivi ad un certo punto che capisci perchè lo hai fatto.
Domenica faceva un frescolino niente male, il cielo era coperto e c'era la tramontana. Insomma, il giorno adatto per starsene a casa a guardare un film (o studiare farmacologia, che è peggio). E invece no: la crew dei fissati liguri si ritrovava a Brignole alle 14:30 per andare a mangiare le castagne. Partecipazioni abbastanza ridotte, con gravi defezioni soprattutto fra i genovesi (c'era solo Jaca), ma graditissime, infatti è stata un'occasione per conoscere i nostri colleghi spezini Capiero (detto Coppi-ero dai vecchietti) e Blank67.
Momento solenne della consegna delle spoke-cards (che vedete in foto) e poi si parte. Visto il tempaccio decidiamo di saltare il tratto sul mare e affrontare subito la salita di Corso Gastaldi anche per far vedere ai nostri ospiti il velodromo Carlini (chiuso). Dal Carlini comincia la vera salita, su per Borgoratti e oltre, in una valle stretta e scoscesa. Sinceramente devo porgere le mie scuse ai partecipanti perchè da http://www.bikeroutetoaster.com/ la strada sembrava molto più tranquilla. E invece saliva!
Jaca e Blank sono partiti con passo costante, invece Coppi-ero (che, appunto, era Coppi ma adesso non più) ha avuto un po' di problemi di costanza. Io ho fatto un po' la spola. Senza nessun problema di bivi si arriva in cima al passo e si scende dall'altra parte. Qua toccherebbe aprire una parentesi sulla misurazione delle distanze: avete idea di quanto siano lunghi 800 metri? Evidentemente il tipo che ci ha dato le indicazioni no, perchè infatti erano un paio di chilometri di discesa.
Comunque, ridendo e skiddando, siamo arrivati al più divertente ingorgo stradale mai visto. Ignari del fatto che ci fosse la sagra alcuni automobilisti domenicali avevano deciso di passare proprio di la...e intanto passava un autobus...e c'era la gente della sagra...ah, quanto è bello andare in bici e non avere questi problemi!
Ora, premettendo che dopo aver pedalato mi mangerei anche la corteccia di un albero, ma vogliamo parlare di quelle castagne? Secche e tiepidine! Invece le fugasette erano buonissime, e anche le birre. Premio al bambino di 5 anni per la miglior interpretazione di "I've got a feeling" dei Black Eyed Peas.
E premio a Jaca per l'interpretazione della discesa brakeless! Io ammetto di aver usato il freno, specialmente quando mi sono accorto che pian piano si stavano allentando i Power Grips. Comunque per il ritorno avevamo scelto la via "breve e indolore" con poca discesa e piattone finale in Val Bisagno. Un po' trafficato ma non terribile.
Fine della sgambatella di nuovo a Brignole, progetti per il futuro, saluti, complimenti e alla prossima.
Grazie a tutti, specialmente alle biciclette che ci accompagnano sempre e ci fanno ridere degli ingorghi.
giovedì 7 ottobre 2010
Let the music come back
Dare una spolverata alla Betty e pensare a cosa mi piacerebbe suonare. Rimettere in circolo un po' di note e musica e vedere se si riesce a tirare fuori qualcosa. Un bel gruppetto di persone, voglia di divertirsi...
Dreadlock Holiday - 10cc
Diamonds on the inside - Ben Harper
Run eyed blues - Ben Harper
Bring the funk - Ben Harper
Gold to me - Ben Harper
Burn one down - Ben Harper
Excuse me Mr. - Ben Harper
Hit the road Jack - Ray Charles
Get up stand up - Bob Marley
Song 2 - Blur
Is this love - Bob Marley
Born in the USA - Bruce Springsteen
Pumpkin & Honey Bunny - Dick Dale
Sultans of Swing - Dire Straits
Tequila Sunrise - Eagles
Sangue su sangue - De Gregori
I feel good - James Brown
Staying alive - Bee Gees
L'ombelico del mondo - Jovanotti
Friday night - Lily Allen
Scar tissue - Red Hot Chilly Peppers
mercoledì 29 settembre 2010
La rivoluzione comincia dai peli facciali
Ieri l'ho visto davvero con i miei occhi. Già qualcuno me l'aveva detto, ma non avevo uno specchio a disposizione quindi non avevo potuto verificare.
E' passato del tempo, e io non sono certo uno che si specchia spesso ed intensamente, quindi la cosa era stata dimenticata; poi ieri, con 70 euro di spesa sulle spalle, ho optato per l'ascensore tradendo in modo assai scortese le mie 4 rampe di scale. Mi trovo quindi nella cabina, un po' incastrato con la faccia contro lo specchio per via delle dimensioni dello zaino, e per forza di cose comincio a guardarmi.
Che poi lo sapete: lo specchio restituisce un'immagine sbagliata, chirale (per chi se ne intende di chimica) quindi può capitare che allo specchio siate dei top-model mentre nella vita reale no...o anche il contrario. Resta comunque il fatto che quando mi guardo allo specchio non vedo me ma un alro me, molto simile ma non sovraponibile, quindi di solito lo guardo negli occhi per capire un po' cosa pensa, se è una persona seria, affidabile.
Passa il tempo e l'ascensore non si muove: ovvio, non ho schiacciato il bottone. Comincia l'ascesa e visto che ormai mi ero stufato degli occhi dello specchio faccio scendere un po' lo sguardo su quel nasone e poi sui baffi biondi che incorniciano il labbro superiore; continuo a scendere, e mi accorgo del nuovo colore messo un po' così a caso lì sul mento.
Spiegatemi voi cosa ci vengono a fare una decina di peli rossi nella selva marrone della mia faccia. Probabilemnte volevano far compagnia ai baffi biondi, un po' isolati ed in minoranza. Forse un presagio, un buon auspicio per la nostra societa! Perchè no? Uno sparuto ma agguerrito manipolo di rossi che pian piano contagia le masse ubriache di ideologia nera nazionalista ed individualista. Sarabbe bello! Come mi vedreste con la barba rossa? Come vedreste il mondo con la barba rossa?
Buoni colpi di sole a tutti...
lunedì 27 settembre 2010
La Garibaldina
Non farsi male alla prima alleycat è una figata
Non spaccare nulla alla prima alleycat è una figata
Arrivare in fondo alla prima alleycat è una figata
Piazzarsi 13 alla prima alleycat...eh si, proprio un sabato figo.
Unico inviato della truppa genovese (che in verità è composta solo da 2 ciclisti) salgo sull'IC delle 11.19 per Milano. Buch è smontata e impacchettata in un vecchio lenzuolo (ma tu guarda cosa tocca fare per viaggiare con la bici in treno). Cambio a Milano e arrivo a Bergamo alle 14, dopo aver montato la bicicletta nello scompartimento del regionale.
Sgambatella fino a Mozzo per il ritrovo, iscrizione (prima spoke card!) e chiacchiere con i futuri avversari. Ormai, con le mie sgambatelle delle ultime settimane, comincio a conoscere un po' di gente quindi il tempo passa in fretta prima della spiega di caale che da il via alla gara. Mi accodo ad Angelo, maglia iridata, che con passo non troppo forsennato si dirige verso il primo check: sono 8 in tutto, più l'arrivo, e noi decidiamo di farli in senso anti orario. Errore?
Ai posteri l'ardua sentenza, ma in tanto si accodano a noi Naos e Sitton. La gamba c'è e anche il desiderio di aumentare il ritmo, ma penso che sia meglio fidarsi dei locals, quindi il gruppetto rimane unito.
Voliamo da un check all'altro soprattutto grazie alle scorciatoie attraverso cui veniamo guidati. Poi però, quando bisogna affrontare la salita per Città Alta, veniamo raggiunti da Mpagha, altro local, e dal suo gruppetto. Con un pizzico di rammarico, quindi, lasciamo Angelo indietro mentre Sitton se ne va in fuga ad una velocità assurda!
Momenti di sconforto, si scende a spingere, poi sui ciottoli seguendo chi sa la strada. Michele è un pazzo! Si lancia in discesa senza freni e tutti facciamo fatica a stargli dietro.
I raggi cantano, i quadricipiti urlano!
Quando finalmente si torna in piano ho ormai perso il conto dei check, penso che ci sia solo l'arrivo e quindi parto per la mia strada con Naos. Errore. All'arrivo abbiamo solo 7 fascette colorate, tocca tornare indietro 500 metri a recuperare quella nera. Sarebbe stato fin troppo bello arrivare nei primi 10, ma certo che così mi mangio un po' le mani!
Classifica finale
1.24h
1- Prove (BG)
2- Piace (VI)
3- Pigro (VI)
4- Alessandra (VI)
5- Diego Carrara (BG)
6- Ortu (BG/MI :-)
7- Mattia UAIS (BS)
8- Paga (BG)
9- Marcello Mariana (SO)
10- Sitton (MO)
11- Naos (MI)
12- Giordano Devecchi (BG)
13- Matteo Ichino (GE)
14- Gio dice basta (MI)
15- Angelo (BG)
16- Dennis (BG)
1.38h
17- Guido (MI)
18- Fausto Lorenzi (BG)
19- Seba (BS)
20- Sorga (BS)
21- Togni (BG)
22- Danka (MI)
23- Diodo (MI)
24- Valentino (BG)
25- Carotina (MI)
26- Cimetta (MI)
27- Gori (LU)
28- Stroppa (BG)
1.50h
29- Tommaso Trevisan (VE)
30- De Luca Andrea (BG)
31- De Luca Sergio (BG)
32- Fabio Valtorta (BG)
33- Nicola Ghidoni (BS)
34- Zino (TO)
35- Cisco (TO)
36- Erik (TO)
37- Gherli (TO)
38- Azzote (VE)
39- Giulia (VI?)
40- Mario Garina (MI)
41- Perego Riccardo (MB)
2.15 (fuori tempo limite)
42- Smoka (BG)
43- Rivolta Riccardo (MB)
44- Marco Cairo (MB)
45- Mattia Sala (MB)
46- Diego Farna (MB)
Ritirati/checkpoint non completi
Alessio (CO)
Mattia Guffanti (VA)
Matteo Moroni (VA)
Stepra (MI)
Nico (NO)
Andrea (NO)
Che dire? mi sono divertito molto a questa mia prima esperienza di Alleycat, solo che mi devo far portavoce di chi non ha ricevuto la maglietta ricordo. Cosa costava agli organizzatori stampare magliette per tutti? Non è bello farsi 2 ore a mille per poi arrivare e non ricevere neanche un ricordino! Giornata finita? Affatto! Per riprenderci dalle fatiche non c'è programma migliore che una bella festa degrado negli ambienti undergound di Milano.
Ottimo! Grazie a tutti! La prossima volta vedrò di portarmi dietro la crew genovese...
sabato 25 settembre 2010
La pioggia
Una volta mi hano detto che non sono fatto di zucchero, non mi scioglierò per 2 gocce, ed ho capito che quella tenda di acqua che separa il cervello dal mondo esterno serve a pulire i pensieri. Sotto l'acqua la percezione del bagnato è diversa: ci siamo evoluti dall'acqua, torneremo all'acqua.
Andiamo a prendere un po' di pioggia!
lunedì 20 settembre 2010
L'antica bici andava portata in salvo
C'è chi da ubriaco si butta sotto un treno, chi butta gli altri sotto un treno, chi dorme, chi vomita, chi balla...ma c'è anche chi, dopo 12 litri di birra e 1,5 litri di Amaro Montenegro bevuti in compagnia di 8 amici decide di pedalare 120 km in solitaria per arrivare a casa. Il problema è che all'inizio sembra una passeggiata mentre, in verità, non lo è affatto! Inoltre l'ubriaco è anche appesantito dai 40 km fatti in mattinata e da una grigliata che è durata dalle 14 alle 17, e questo non aiuta a pedalare in scioltezza.
Fattostà che, salutati i suoi compagni di abbuffate, il nostro eroe inforca il destriero e si mette a macinare chilometri sulla SP35. L'inizio è facile, tutto piatto, ma la strada non è piacevole per via del grande traffico, nonostante sia domenica pomeriggio. Forunatamente, man mano che scende la sera, le auto si fanno più rade e solo il buio accompagna le gambe che spingono un bel 50/17.
Da Ronco Scrivia la strada comincia a salire dolcemente, e solo dopo Busalla bisogna fare l'ultimo chilomentro sui pedali, per arrivare in fine al Passo dei Giovi.
Sono le 21, il baretto del passo sta chiudendo. Meglio coprirsi e affrontare la discesa per arrivare a casa al più presto. Mancano solo 23 chilometri, ma sono i più duri: con lo scatto fisso la discesa è una sofferenza, e una volta arrivato in piano ormai hai le gambe di burro. Diventa necessaria una sosta di mezz'ora con i vecchi al bar per mangiare un gelato e 4 bustine di zucchero, poi si entra a Genova e, di nuovo sui pedali, il nostro eroe porta la pellaccia e il vecchio ferro in salvo, sotto all'accogliente tetto di casa.
Sono le 22.45!
giovedì 16 settembre 2010
Sgambatella Post Esame
Firma sul libretto, buon giorno e buona sera, tolgo il disturbo. 200 metri in Corso Gastaldi, poi a sinistra, direttissima per il mare. Il marciapiede di Corso Italia è deserto e scatto verso i Giradinetti di punta Vagno: è da un po' che devo passare per controllare una cosetta.
"Hei, scendi dalle rampe!"
Tarchiato, occhiali, faccia rugosissima, mi guarda un po' incattivito. "Ah scusa, è solo per skate e pattini? Peccato. Nono, si figuri, ha ragione..."
E poi parte la chiacchiera. La prima domanda è classica: ma quello è fatto con la penna? Anche lui ha un'ancora, solo il contorno nero, con la cima attorcigliata intorno. L'ha fatta quando lavorava come sommozzatore su una nave per trivellazioni petrolifere nel borneo...anni '50. Ingredienti? Saliva del tatuatore, carta bruciata, paglia... Ha avuto il braccio gonfio per 2 settimane!
"Ma lì che facevi?" Si trivellava a 100, 150 metri e scendevamo con la campana. Prelevavamo campioni per i biologi, e trivellavamo. Amavo quel lavoro, ma dopo varie embolie e malattie da decompressione... Vabbè dai, ormai direi che sei un po' vecchio, ma ti stimo troppo (questo l'ho solo pensato).
Enzo sa un sacco di cose sui fondali, ha fatto il primo acquario da 1000 litri di Genova, che poi gli è stato comprato ed ancora oggi si può vedere all'Acquaio di Genova. Ha imparato tutto leggendo perchè ha solo la terza media, e ne è orgogliosissimo.
Ora non è più un marittimo: gestisce la stazione metereologica di Punta Vagno (http://scabmolassana.org/dati_in_tempo_reale.html) che fa progetti con le scuole, fornisce dati in tempo reale sul meteo di Genova, e tiene in ordine un parchetto giochi con skate park...vietato alle bici.
Come tutta la gente di mare racconta un sacco di storie, e chissà se si può credere a tutte. Però è un tipo forte! Mi ha portato nel magazzino e mi ha fatto vedere come funzionano gli strumenti, mi ha promesso che se vado li con un po' di tempo mi insegna ad intrecciare una cima per fare un'amaca, mi ha consigliato dove andare a fare immersioni.
Lavorandoselo un po' ci sta che mi lasci provare le rampe con la bici, e poi c'è un parchetto adattissimo a provare il bikepolo...
Insomma, Enzo, grande scoperta in una sgambatella post esame. Meglio di cosi?
domenica 12 settembre 2010
Meet me half way
Che non fosse affatto metà strada è un altra storia, ma questo è un piccolo resoconto del pomeriggio di ieri, guando io e Jacopo siamo andati incontro ai coraggiosi del profondo nord che rotolavano verso sud in bicicletta.
Grazie a fixedforum, finalmente, abbiamo saputo che c'era in programma questa sgambata fino a Genova, a cui sarebbe stato bello poter parteipare. Ma gli esami incombono, quindi abbiamo optato per un incontro sul Passo dei Giovi: un impegno solo pomeridiano (50 km andate e ritorno). Partiti da Pricipe alle 14.30 ci siamo lanciati nel casino della Val Polcevera, frullando le ruote verdi fra camion e altre lamiere, ma ben presto siamo usciti dalla zona più trafficata e ci siamo ritrovati a pedalare sulla dolce salita che porta a Pontedecimo.
Da Pontedecimo in poi comincia il tratto serio, e visto che Jacopo non aveva trovato un freno da montare abbiamo preferito non affrontare la salita, ed aspettare i prodi fissati prima del passo. Probabilmente abbiamo sbagliato a partire così presto da casa, ma non avevamo idea di quando sarebbero arrivati, e il rischio era di perderli mentre noi eravamo troppo eccitati all'idea della vista dei nostri simili per farci scappare questa occasione.
Stavamo già per rinunciare e tornare verso casa quando li abbiamo visti arrivare. Un po' alla spicciolata e visibilmante segnati dalla tappa, ma contenti di essere quasi alla fine della loro sfacchinata. Giro di presentazioni (ma mi ricordo solo un nome) e poi via, verso una buona focaccia. Frullando un po' per tener testa ai rapportoni dei nostri colleghi ci siamo ri immersi nel traffico di una Genova che si preparava alla notte bianca, fra scatti (abbastanza inutili) e pause per aspettare le vittime dei crampi.
Mai visto un casino del genere la domenica pomeriggio di un giorno di sole: di solito sono tutti al mare. Già alle 18 si capiva che la notte bianca sarebbe stata sensazionale!
Dopo il matitone il gruppo si è frammentato: Jacopo con 3 seguaci ha preso il lungo mare verso il porto antico, 2 solitari hanno preso il largo per una strada non meglio identificata mentre io, con il bergamsco, ho optato per una direttissima Principe Balbi gallerie Corvetto Brignole. Nonostante i rallentamenti in area pedonale stracolma...siamo arrivati primi all'appuntamento focaccia.
Considerazioni finali, saluti, foto.
Non male, ragazzi, avete fatto proprio bene a venirci a trovare. Toccherà ricambiare! Per il futuro mettiamoci meglio d'accordo sugli orari, scegliamo una via più bella per l'ingrsso in città (con le gambe più fresche si potrebbe fare un arrivo dall'alto per le stradine, invece che da Ovest zona industriale!)...e facciamo in modo di fare un tuffo!
A prestissimo
Grazie a fixedforum, finalmente, abbiamo saputo che c'era in programma questa sgambata fino a Genova, a cui sarebbe stato bello poter parteipare. Ma gli esami incombono, quindi abbiamo optato per un incontro sul Passo dei Giovi: un impegno solo pomeridiano (50 km andate e ritorno). Partiti da Pricipe alle 14.30 ci siamo lanciati nel casino della Val Polcevera, frullando le ruote verdi fra camion e altre lamiere, ma ben presto siamo usciti dalla zona più trafficata e ci siamo ritrovati a pedalare sulla dolce salita che porta a Pontedecimo.
Da Pontedecimo in poi comincia il tratto serio, e visto che Jacopo non aveva trovato un freno da montare abbiamo preferito non affrontare la salita, ed aspettare i prodi fissati prima del passo. Probabilmente abbiamo sbagliato a partire così presto da casa, ma non avevamo idea di quando sarebbero arrivati, e il rischio era di perderli mentre noi eravamo troppo eccitati all'idea della vista dei nostri simili per farci scappare questa occasione.
Stavamo già per rinunciare e tornare verso casa quando li abbiamo visti arrivare. Un po' alla spicciolata e visibilmante segnati dalla tappa, ma contenti di essere quasi alla fine della loro sfacchinata. Giro di presentazioni (ma mi ricordo solo un nome) e poi via, verso una buona focaccia. Frullando un po' per tener testa ai rapportoni dei nostri colleghi ci siamo ri immersi nel traffico di una Genova che si preparava alla notte bianca, fra scatti (abbastanza inutili) e pause per aspettare le vittime dei crampi.
Mai visto un casino del genere la domenica pomeriggio di un giorno di sole: di solito sono tutti al mare. Già alle 18 si capiva che la notte bianca sarebbe stata sensazionale!
Dopo il matitone il gruppo si è frammentato: Jacopo con 3 seguaci ha preso il lungo mare verso il porto antico, 2 solitari hanno preso il largo per una strada non meglio identificata mentre io, con il bergamsco, ho optato per una direttissima Principe Balbi gallerie Corvetto Brignole. Nonostante i rallentamenti in area pedonale stracolma...siamo arrivati primi all'appuntamento focaccia.
Considerazioni finali, saluti, foto.
Non male, ragazzi, avete fatto proprio bene a venirci a trovare. Toccherà ricambiare! Per il futuro mettiamoci meglio d'accordo sugli orari, scegliamo una via più bella per l'ingrsso in città (con le gambe più fresche si potrebbe fare un arrivo dall'alto per le stradine, invece che da Ovest zona industriale!)...e facciamo in modo di fare un tuffo!
A prestissimo
mercoledì 8 settembre 2010
Pesto Fisso
8.30 Rotolare fuori dalla cuccia, rigonfiare i tubolari, infilarsi nella cerata ed uscire sotto la pioggia genovese. Riprendere confidenza con la ruota "acerba", concentrarsi sugli autosauri di lamiera incolonnati in corso gastaldi, fermarsi ad aggiustare la posizione della sella.
Ci voleva proprio per preparare la mente allo studio serio. Un po' come ritrovare un vecchio amico e chiacchierare del più e del meno; scoprire che il tempo passato ha un buon sapore.
Devo decisamente cambiare pipa, e chissà, forse regalare a Butch un nuovo manubrio. Un po' di restyling per inaugurare la futura nascita del primo gruppo di stronzifissi a Genova. Oggi ho incontrato Jaca e abbiamo pedalato un po' insieme. Si possono davvero porre le basi per qualcosa di divertente e lui dice che non ci siamo solo noi!
Le gambe girano, ma mi devo riabituare alla posizione. Andare in bici è sempre divertente, SUVvia non mi manca affatto.
Tanta strada da fare, tante pedalate.
domenica 5 settembre 2010
Ritorni
Gli altoparlanti sussurrano Shine on you crazy diamond mentre ritorno a Casa, per l'ennesima volta in questa estate Enorme. Ritorno a casa dalla stazione dove sono stato ad accompagnare Sarah, anche lei diretta a Casa. Tutti tornano a Casa, e tutti alla fine ci ritroveremo per una birra o un gelato, a raccontarci la vita.
caught on the crossfire of childhood and stardom, blown on the steel breeze
Continua la Rivoluzione della Terra intorno al Sole, una rivoluzione di cui noi siamo ogni giorno ignare comparse, e io mi preparo a fare la mia parte. Programmi, tappe, scadenze, casino. Trampolino di lancio, sette giri in orbita poi verso l'infinito e oltre. Il mondo non basterebbe, ma è tutto ciò che abbiamo. Io ci sono, voi?
Avrei voglia di saltare pasti e mangiare aria, un po' di digiuno purificatore. Ho 2 libri ed un sacco di appunti da studiare, sono li sul pavimento insieme ai bagagli disfatti da rifare per partire, dopodomani. Ristabilire i piani.
Chi mi ha capito metta il dito sotto: sta per chiudere...
lunedì 21 giugno 2010
...was in the spring, and spring became the summer...
Solstizio d'estate, il sole più alto nell'emisfero nord. Io oggi all'1 cel'avevo più o meno 4° a sud della cucuzza, ovvero alto come non l'ho mai visto! Senza più nessuna ombra intorno, proprio come nella canzone di Jova!
E, come in tutte le cose della natura, da domani inizia la parte discendente del ciclo. Passeremo altri 365 giorni circondati dalle ombre, tanti sacrifici per quei pochi istanti in cui tutto è illuminato. Ma ne vale la pena
CicloCamping
Finalmente mi son deciso a caricare sul mio profilo di fb le foto della vacanza di pasqua e mi è venuto in mente che è stata quella esperienza a far scoccare la scintilla di questo blog. Solo che non ne ho mai parlato.
Un viaggio in bicicletta. Può sembrare un'idea stramba ma non lo è affatto; pensate che i miei genitori hanno persino fatto il viaggio di nozze in bici! Eh si, una fatica del genere può essere la vacanza più rilassante del mondo se la si sa prendere con il piede giusto.
Innanzitutto serve l'attrezzatura giusta, come le rigide ed umide notti di inizio aprile hanno insegnato alla mia infreddolita compagna di viaggio. Dopodichè serve il periodo giusto, o almeno un bilanciamento adeguato fra percorso e tempo disponibile. La terza cosa, fondamentale, è la capacità di adattamento: specialmente se il plotone è numeroso bisogna sapersi adeguare alle varie esigenze. Questo però rischia di minare le basi della spedizione, quindi bisogna che un viaggio con tante persone sia pianificato più in dettaglio prima della partenza.
Serve un po' di fortuna perchè pedalare sotto la pioggia è divertente, ma poi bisogna infilarsi in tenda... Serve un altro po' di fortuna, perchè il sole è bello, ma il troppo stroppia. Serve che cambi la legge sul campeggio libero!! L'Italia ed il mondo sono pieni di posti adatti a piantare la tenda, con praticello, ruscello e tutto il necessario, ma non sempre i padroni dei campi sono disponibili come in toscana.
In effetti serve un bel po' di roba, anzi, un bel po' di condizioni. Perchè in fondo in fondo di roba concreta ne serve poca. Anzi, meno è meglio è!
Il viaggio può essere un giro, una conquista (vedi NordKapp 2008), un trasloco (genova-firenze, prima o poi), una visita (firenze-forte dei marmi), una traversata (firenze-ancona), una circumnavigazione (coste italiane, prima o poi)...i percorsi sono infiniti. L'allenamento necessario è minimo. Il divertimento è massimo. La soddisfazione assicurata.
E' ora che facciate i bagagli.
domenica 13 giugno 2010
Il codice della strada - capitolo 3: saranno anche guerrafondai...
...ma sono civili. Si parlo degli americani. Questi strani indivdui che sanno poco o nulla del mondo che li circonda, ma se ne sentono padroni indiscussi, anche in strada hanno il ghigno da cowboy. Li vedi con questi pick-up enormi, super sospensioni, cromature luccicanti, protetti dal mondo esterno come se fossero in un carro armato.
Li vedi e pensi ecco, pessima idea andare in bicicletta da queste parti! E invece no. Vi giuro che ancora non ci credo, ma, no matter the size of their car, si fermano a tutti tutti tutti gli stop. Anche se hanno una visibilità completa sulla strada che incrociano, anche se non c'è anima viva, le loro 4 ruote (o 6, dipende da quanto sono tamarri...) si fermano prima di quel cartello ottagonale rosso.
I am positively impressed. i nostri guidatori italiani, ubriacati dal mito Ferrari, dovrebbero un po' imparare da questi marines in borghese.
Questo rispetto per la segnaletica mi ha talmente spiazzato che ho rimesso in dubbio alcune mie convinzioni sui diritti dei "diversamente ambulanti". Non intendo quei piccoli diritti (o meglio libertà) che dobbiamo assolutamente prenderci per educare gli autosauri, ma di quei diritti di cui noi ciclisti, spesso e volentieri, priviamo i nostri fratelli pedoni.
Si meritano il nostro rispetto se vogliamo il loro supporto. Non possiamo privarci di un così potente ed appiedato alleato!
Pedociclisti di tutti i paesi, unitevi!
venerdì 11 giugno 2010
SUV-via
SUV-via è la mia "nuova" bicicletta americana. Probabilmente per età può competere con Buch Cassidy, ma non ha chances in quanto a performance. Pur essendo più piccola pesa abbastanza di più, ha 10 velocità, ma il gruppo centrale è fuori asse quindi le corone traballano di quà e di la ad ogni pedalata. Eppure va, e si fa la sua buona oretta giornaliera (metà alle 8.15, metà alle 17,30) senza fiatare troppo...al di la dei cigolii che ormai caratterizzano tutte le mie biciclette ed a cui sono :-( abbastanza rassegnato.
Dove ho trovato un simile rottame? Dopo aver cercato in lungo ed in largo per tutta Sarasota nella giornata di Sabato 5 giugno (rischiando, fra le atre cose, l'insolazione) avevo trovato solo un bellissimo negozio di biciclette serie che vendeva bici, per l'appunto, fichissime a prezzi super decenti...ma non affatto abbordabili: minimo 230 per una city bike, mountain bike 400, fixie 500.
Per fortuna ho scoperto (grazie alla mia buona padrona di casa, again) che dietro l'angolo si trova il Good Will store, grande magazzino di roba usata dove si può trovare virtualmente di tutto. Mio nonno Murfar ci avrebbe piantato la tenda, probabilmente!
Fattostà che nell'angolo in fondo a destra, reparto sport, di fianco a una 50ina di mazze da golf arrugginite, stava la mia bici pigmea. Le ruote erano sgonfie ed il manubrio da corsa era rigirato all'insù, come spesso si vede in biciclette da strada che vengono "stuprate" da ciclisti cittadini che vogliono viaggiare comodi. Per questo non mi aveva fatto una buona impressione...ma il prezzo...vogliamo parlare del prezzo? Quante volte nella vostra vita avete avuto occasione di comprare una bicicletta per 16$ ed un casco per 4$? Amazing.
Così l'ho presa in spalla e portata alla cassa: si sentiva la sua allegria da come mi cigolava nell'orecchio. Una volta a casa le ho gonfiato le ruote e sono andato a fare un giro. Dopotutto, a parte il fatto che quando pedalo mi sembra di essere seduto sul cesso (e di conseguenza non riesco a spingere efficacemente sui pedali...) non è malaccissimo.
Anzi si, è malaccio, ma che ci posso fare? Quanto mi manca Buch, la sua ruota verde acerbo, il suo telaio enorme...speriamo che SUV-via non mi abbia sentito! Ah già: vi starete chiedendo del nome. Beh, c'è voluto un po' di tempo, ma quando ho visto che quà anche i SUV si fermano per far passare le bici ho voluto darle un nome che ricordasse questo fatto. Lo ho però associato ad una tipica esortazione fiorentina. Diciamo un incoraggiamento che le do quando la sento che fa fatica: suvvia!
martedì 25 maggio 2010
Mai smettere di cigolare
Il cigolio arriva inaspettato. Magari dopo un acquazzone, o dopo un lungo periodo di abbandono. Inizia debole ma cresce in fretta se non ne scovi la causa e se non la curi. Guai a lasciar perdere: se ti abitui a quella voce ritmata che chiede aiuto ad un certo punto smetti di farci caso...fino al giorno in cui crolla tutto.
Bisogna intervenire, lubrificare, registrare viti ed allineare pignoni. Tutto deve girare fluido come le ali di colibrì: un leggero fruscio, un riflesso colorato sotto al sole di maggio. Questi sono gli unici segni di vita che vanno percepiti. Il silenzio è bene, il silenzio va ascoltato, la bici parla con ogni raggio, con ogni rondella, e ti dice che va tutto bene.
Gli uomini hanno smesso di cigolare: non sono stati ascoltati ed hanno cigolato più forte, ma nessuno li ha oliati, registrati, allineati, e allora hanno perso le speranze. Ma invece che rompersi, come avrebbero dovuto fare, si sono zittiti piegandosi al logorio continuo, al lento sfregamento che pian piano consuma le meccaniche e i sogni.
Si sono spenti ed ora giacciono in un silenzio vuoto.
Cigolare è dare il proprio parere
Cigolare è aggrapparsi alla vita per non scivolare
Cigolare è chiedere aiuto
Cigolare è una funzione vitale
Cigolare stanca se nessuno ti ascolta
Cigolavamo tutti insieme, una volta!
Chi non cigola si perde e si lascia trasportare
Chi non cigola ha paura di sbagliare
Facciamo una gara a chi cigola più forte
Io cigolo, tu cigoli, e si apron mille porte
mercoledì 19 maggio 2010
Buch, Berry, baci & bici
Stamattina come sempre ho pedalato sotto al sole
e che splendore
la scoperta di una nuova bicicletta
legata al palo che di solito mi spetta!
Ho pedalato per 20 minuti e sono arrivato
tutto sudato,
ma quel rosso acceso e splendente
tutto d'un tratto m'ha rinfrescato:
il rosso di lamponi e fragoline di montagna
che si bagna
con la rugiada del primo mattino,
o anche il rosso del vino
che macchia la mia maglietta bianca,
o una faccia stanca
arrossata dal caldo e dal sudore,
il rosso di un sorriso, il rosso dell'amore.
Il rosso del semaforo che mi fa aspettare
e io voglio andare
e ogni tanto, in effetti, passo comunque
e prima o poi mi toglieranno i punti...cinque!
Un rosso stordente così di primo acchito,
e mi lascia stupito
ma anche molto contento: mi par di non esser solo
la mia bici ed io, ora, abbiamo amici per spiccare il volo.
E lego il mio destriero lì davanti
non son distanti
queste biciclette che ora fanno amicizia
e Buch, per farsi bello, si toglie un po' di sporcizia:
è un duro della strada lui, ne ha di cicatrici
e ammiratrici;
ma a volte ci vuole il vestito elegante
e, perchè no, una frase galante
perchè anche se siamo dei duri ci sappiamo regolare
sappiam giocare!
E allora lui si appoggia al palo con aria di sfida:
della sua ruota verde fluo fin troppo si fida.
E lo lascio lì per andare a lezione
che emozione!
Chissà se fra due ore saranno diventati amici?
Buch e Berry, baci e bici...
lunedì 17 maggio 2010
E' questo ciclismo?
La strada più pericolosa del mondo liberamente tratto da
http://www.ilpost.it/2010/05/17/la-strada-piu-pericolosa-del-mondo/
Nei suoi punti più alti, le nuvole avvolgono il ciglio della strada e nascondono il baratro. A sinistra ci sono strapiombi che arrivano fino a 600 metri, a destra una parete verticale di roccia. È la strada più pericolosa del mondo, 64 km sulle Ande tra La Paz e Coroico, in Bolivia. [...]La strada fu costruita negli anni trenta dai paraguaiani fatti prigionieri durante la Guerra del Chaco per creare un collegamento tra la capitale e l’Amazzonia boliviana. Uscendo da La Paz la strada si inerpica fino a circa 4.700 metri di quota per poi scendere ai 1.525 metri del livello di Coroico, passando dal freddo dell’altipiano al caldo-umido della foresta..
Uno legge un articolo del genere e pensa di aver trovato la meta per un bellissimo viaggio ma poi capisce come funziona il giochino. I soliti occidentali viaggiatori, annoiati dalla vita cittadina, cercano la scarica di adrenalina. E non c'è dubbio che la trovino, di sicuro è un paesaggio mozzafiato...ma sono mai stati a fare un giro in MTB sugli Appennini o le Alpi?
Invece hanno trovato, per l'ennesima volta, il modo di commercializzare le passioni e gli istinti umani: non guardare come è bello il posto dove vivi, dall'altro lato dell'oceano c'è un posto così bello che puoi anche morire!
[si stima] che ogni anno vi muoiano tra le 200 e le 300 persone tra uscite di strada e cedimenti del terreno.[...] La velocità aumenta progressivamente ma quasi impercettibilmente lungo il percorso e una frenata troppo brusca o un sasso visto troppo tardi possono sbalzare il ciclista nel vuoto in un attimo.[...] È stato un neozelandese a dare inizio all’attrazione, dopo aver scoperto il percorso durante una vacanza in Bolivia con un suo amico: Alistair Stewart cominciò a organizzare tour guidati con la sua azienda [...] da allora non ha più smesso [...] Oggi sono almeno una ventina le aziende che si sono buttate nel business della strada più pericolosa del mondo.
E questa è la dimostrazione che è una cosa da bauscia che non sono mai scesi da un sentiero di montagna...
[vengono usate] sempre due guide, una all’inizio e una alla fine del gruppo. Un minibus con qualche bicicletta di scorta e l’equipaggiamento di salvataggio segue in coda. Durante la stagione delle piogge, da dicembre a marzo, possono partecipare alle escursioni solo i ciclisti con più esperienza.[...]“tutti vogliono storie di cui potersi vantare con gli amici al lavoro, al pub o su Facebook e da questo punto di vista con quella strada vai sul sicuro: avrai sempre qualcosa da raccontare”. [...]"se vai in Bolivia lo devi fare, è una questione di sfida personale”.
Il mio consiglio ai 25mila individui che nei prossimi 365 giorni andranno a spendere i loro soldi su questa strada è: bravissimi, di sicuro è un bel modo per entrare in contatto con i paesaggi delle Ande. Ma non fatelo per l'adrenalina, non fatelo per le storielle al pub. Siete stati ingannati, il mito esotico vi ha catturati ancora, una pobblicità molto azzeccata vi ha fatto dimenticare che l'adrenalina sta dietro l'angolo. Basta fare mezz'ora di treno dal centro di qualsiasi città italiana per arrivare in posti fantastici dove la vostra voglia di pericolo verrà accontentata!
E ancora meglio, basta prendere la bicicletta ogni mattina nel traffico...
Questo non è un ciclaggio...
buon viaggio
sabato 8 maggio 2010
Il codice della strada - capitolo 2: la pista ciclabile
Quando non ci sono ci lamentiamo, quando le fanno non le usiamo. Le piste ciclabili sono un tema abbastanza controverso: i puristi non vogliono farsi rinchiudere come gli indiani in riserva mentre le mamme, i papà etc vogliono poter portare i loro pargoli a pedalare in a safe place.
C'è da dire che quando ci sono, sono male collegate e affiancate ai marciapiedi, quindi i nostri amici pedoni, per osmosi, le occupano. E come dar loro torto? Non dobbiamo togliere marciapiedi a loro ma corsie agli autosauri!
A Genova c'è la pista ciclabile più assuda d'Italia: 50 metri in un punto del tutto inutile...e poi il sindaco e tutta la giunta domani saranno in sopraelevata a sgambettare per la giornata nazionale della bicicletta. Ma si può?
http://giornatadellabicicletta.minambiente.it/?costante_pagina=eventi_liguria&id_lingua=2
Se solo si potesse girare sulle corsie dei bus sarebbe già un enorme pedalata in avanti. Non dico quelle con il cordolo, perchè lì l'autobus non ti può superare (ammesso che sia abbastanza veloce), ma almeno le altre, che sono sempre così vuote e diritte...! Ci saranno sempre gli incursori che zirellano nel traffico sfidando il nemico, ma bisogna dare al resto del popolo pedalante una patria ed una rotta.
Quindi un appello: cari sindaci ed assessori alla viabilità: togliete una corsia alle macchine, dipingetela di rosso, e datela a noi. Ne abbiamo davvero bisogno!
venerdì 7 maggio 2010
Full Metal Bicycle - (grazie a http://urbanbikemessenger.blogspot.com/ )
Questa è la mia bici. Ce ne sono tante come lei, ma questa è la mia.
La mia bici è la mia migliore amica. È la mia vita. Devo dominarla come domino la mia vita.
La mia bici, senza di me, è inutile. Senza la mia bici, io sono inutile. Devo guidare bene con la mia bici. Devo guidare meglio del mio nemico che tenta di tirarmi sotto con una macchina. Devo superarlo prima che lui superi me. Lo farò...
La mia bici ed io sappiamo che quel che conta in questa guerra non sono le ruote che girano, né il rumore del cambio, e tanto meno il fumo che non facciamo. Sappiamo che sono i sorpassi a segno che contano. Sorpasseremo...
La mia bici è umana, come me, poiché è la mia vita. Pertanto, imparerò a conoscerla come una sorella. Imparerò i suoi punti deboli, i suoi punti di forza, le sue parti, i suoi accessori, le sue tacche del cambio e la sua corona. La proteggerò anche dalle intemperie e da ciò che potrebbe danneggiarla, come farei con le mie gambe, le mie braccia, gli occhi ed il cuore. Terrò la mia bici pulita ed in ordine. Diverremo una sola cosa. Lo diverremo...
Davanti a voi, giuro su questo credo. Io e la mia bici siamo i difensori delle strade. Siamo i dominatori del traffico. Siamo i salvatori della mia vita...
E così sia, finché la vittoria sia della bicicletta, e non ci siano più motori, ma aria pulita!
Amen.
La mia bici è la mia migliore amica. È la mia vita. Devo dominarla come domino la mia vita.
La mia bici, senza di me, è inutile. Senza la mia bici, io sono inutile. Devo guidare bene con la mia bici. Devo guidare meglio del mio nemico che tenta di tirarmi sotto con una macchina. Devo superarlo prima che lui superi me. Lo farò...
La mia bici ed io sappiamo che quel che conta in questa guerra non sono le ruote che girano, né il rumore del cambio, e tanto meno il fumo che non facciamo. Sappiamo che sono i sorpassi a segno che contano. Sorpasseremo...
La mia bici è umana, come me, poiché è la mia vita. Pertanto, imparerò a conoscerla come una sorella. Imparerò i suoi punti deboli, i suoi punti di forza, le sue parti, i suoi accessori, le sue tacche del cambio e la sua corona. La proteggerò anche dalle intemperie e da ciò che potrebbe danneggiarla, come farei con le mie gambe, le mie braccia, gli occhi ed il cuore. Terrò la mia bici pulita ed in ordine. Diverremo una sola cosa. Lo diverremo...
Davanti a voi, giuro su questo credo. Io e la mia bici siamo i difensori delle strade. Siamo i dominatori del traffico. Siamo i salvatori della mia vita...
E così sia, finché la vittoria sia della bicicletta, e non ci siano più motori, ma aria pulita!
Amen.
mercoledì 28 aprile 2010
Ciclaggio
Dopo lo sprint iniziale, purtroppo le cose decadono. Le cose in generale, come un blog, come questo blog su cui già da troppi giorni non scrivo nulla. Ma anche altre cose come un nuovo giocattolo, o una bicicletta: dopo le prime due settimane, in cui fai più o meno 200.000 chilometri al giorno, ti stufi. La bici, che prima stava in ingresso di fianco ai cappotti viene spostata in cantina dietro alle bottiglie di vino, e pian piano si impolvera.
Se sei a questo punto della relazione con la tua bicicletta hai una sola soluzione: un bel viaggio. Ma non il classico viaggio che precede il divorzio, tipo lui al mare lei in montagna. No! Un ciclaggio, il viaggio della riscoperta. E' il viaggio in cui tu stai sopra e lei sta sotto (scusate l'immagine), i bagagli stanno dietro e la strada sta davanti.
Per alcuni è un viaggio mistico: non importa dove vai, nè quando, ma intanto stai andando. La strada davanti e quella dietro sono esattamente uguali, l'unica cosa che cambia sei tu, e il paesaggio che cambia, ma solo perchè tu sei li a guardarlo perchè altrimenti nessuno lo saprebbe...
Per altri è tecnico-pratico: inizia, si svolge, finisce. Partenze, arrivi, chilometri, dislivelli, valichi, tappe di trasferimento, sosta acqua, sosta gonfiaggio gomme, cerco un praticello pianto la tenda...E quì metto una nota (aiutatemi a ricordarla) per una dissertazione futura: il campeggio libero.
Indipendentemente dalla tua modalità di interpretazione il viaggio in bicicletta è un'esperienza da cui non tornererai indietro perchè, per quanto tu viva freneticamente, qualcosa di te rimarrà ancorato a quelle lente pedalate infinite. Così assurde che la sera penserai di aver fatto 3000 chilometri e invece ne avrai fatti un centinaio massimo!
Con un viaggio in bicicletta potrai andare virtualmente ovunque: la bici si carica facilmente su treni, aerei e macchine e pulman. Con un viaggio in bici ti libererai del supefluo quando non riuscirai a riempire le borse/zaini con tutto quello che di solito ti porti in crociera. Con un viaggio in bici ti farà male il culo.
Con un viaggio in bici attiverai un ciclaggio, ovvero un viaggio ciclico fra il dentro ed il fuori di te per cui comincerai ad identificarti sia con il caschetto che con l'asfalto, sia con il dolore alla milza che con i tornanti. Non preoccuparti: succede anche ai più razionali ingegneri e matematici. Il nostro equilibrio mentale si perde quando siamo troppo concentrati a non perdere quello fisico.
E così, fra una sbandata a destra ed una a sinistra, vai dritto che neanche te ne accorgi.